Scheda libro a cura di
Emanuela Pennacchi
Mia
madre e’ un fiume
Una
donna anziana, Esperina Viola, colpita da atrofia cerebrale mostra i
primi segni di una malattia che toglie i ricordi e il senso stesso
della sua esistenza. La figlia (voce narrante), con la quale non e’
mai stata in sintonia, si prende cura di lei, tentando di aiutarla a
ricostruire la sua storia e, allo stesso tempo, il loro rapporto. Un
rapporto nato storto fin da quando lei e’ nata, perche’
la madre era “troppo
educata al sacrificio per permettersi il piacere di stare con la sua
creatura”. La
figlia, intrecciando un dialogo intenso con la madre, le “affabula”
la sua vita, i ricordi
di un tempo passato e di un Abbruzzo luminoso e aspro, dove “e’
aspra anche la gente”. Le
racconta del silenzioso dolore della sorella sfregiata dalla pentola
bollente, di come si ammazza il maiale in casa, del cammino verso il
diritto all’istruzione, dell’emigrazione di alcuni
componenti della sua famiglia.
Nel
tentativo di elaborare il rapporto con la madre, la figlia comprende
di non essere riuscita a colmare l’assenza di questa donna
inaccessibile, che le ha negato carezze d’affetto e amore.
Scavare
nella memoria e’ per lei doloroso, i conti non tornano mai, e
adesso che deve assisterla nella malattia, puo’ solo
restituirle la mancanza.
L’autrice,
con linguaggio metaforico paragona la madre a un fiume per la sua
bellezza semplice, a un albero alto e irraggiungibile incapace di
proteggere: “Mia
madre e’ un albero. Alla sua ombra mi sono giustificata. Si
secca, anche l’ombra si riduce. Presto saro’ allo
scoperto”.
Una
storia tenera, genuina e difficile da dimenticare, sia per il
contenuto sia per una scrittura misurata,
essenziale, che mi ha emozionata e indotta a rileggerla piu’
volte.